Benvenuti al Blog aperto di Sinistra Ecologia Libertà di Piossasco

Facciamo un pò di chiarezza

Facciamo un pò di chiarezza sulla situazione Asili Nido di Torino, vicenda che in questi giorni sul dibattere della questione finanziamento alle scuole private è stata tirata in ballo da una forza politica locale per confondere le idee ed allontanare l’opinione pubblica dal vero problema di cui nessuno sembra voglia occuparsi entrando davvero nel merito degli argomenti.

E’ doveroso dire, in estrema sintesi, che si tratta di due argomenti completamente diversi: La situazione di Torino si sviluppa su un ottica di salvaguardia di posti di lavoro generatasi a causa dall’uscita del patto di stabilità del comune di Torino e la situazione di Piossasco riguarda un finanziamento ad una struttura privata non propriamente coerente con i criteri utilizzati per finanziare la scuola pubblica.

Di seguito vi riportiamo un articolo della rivista on Line CittAgora che è l’organo informativo del consiglio comunale (http://www.comune.torino.it/cittagora/article_10702.shtml)

E’ in vista una rivoluzione nella gestione del sistema educativo del Comune di Torino. Un ambito che coinvolge tante famiglie in città, considerato che il Comune di Torino gestisce direttamente oltre cinquanta asili nido (per i bimbi fino a tre anni) e un’ottantina di scuole materne (frequentate dai bimbi fra i tre e i sei anni). E senza addentrarci nel mondo delle molte scuole materne convenzionate con il Comune e negli altri servizi gestiti in questo variegato settore dall’amministrazione comunale.

Delle ipotesi sulle quali si sta ragionando ha parlato in Commissione Cultura l’assessore ai Servizi educativi del Comune, Mariagrazia Pellerino. Si tratta dicevamo di ipotesi, ma nelle prossime settimane l’amministrazione comunale dovrà decidere. Una prima idea sulla quale sta lavorando l’assessore – in collaborazione con l’avvocatura del Comune e l’assessorato al Personale – è stata definita una soluzione ‘ponte’ per la gestione degli asili nidi dell’anno 2012/2013. Se l’ipotesi venisse confermata, per le circa quindici strutture comunali che da settembre non saranno più coperte dall’attuale personale (sono circa duecentocinquanta i dipendenti del Comune a tempo determinato o temporaneamente assenti a non poter essere rinnovati per la questione dei vincoli imposti dal patto di stabilità) si sta valutando un partnerariato tra un Ipab già esistente e il Comitato Zero-Sei. Una soluzione per mantenere un servizio pubblico essenziale, ha spiegato Pellerino. Una struttura che dovrebbe avvalersi di personale con esperienza nel settore, selezionato con un bando di gara al quale potranno partecipare gli ex dipendenti comunali degli asili nido. Per gli anni a venire due sono le ipotesi al vaglio: la Fondazione di partecipazione o l’Azienda pubblica speciale. La costituzione di una Fondazione (istituita di recente dall’amministrazione comunale di Modena) rappresenterebbe la nascita di un nuovo soggetto giuridico, finanziato in parte dal servizio educativo comunale e, in parte, da uno sponsor privato. L’Azienda pubblica garantirebbe la messa in sicurezza del servizio – ha spiegato l’assessore – ma i vincoli normativi in materia di patto di stabilità sono stringenti: non si sa, ad esempio, se nel 2013 si potrà andare in deroga al patto per tali aziende come è accaduto quest’anno.”

Quindi affermare che “…Prendiamo l’esempio del Comune di TORINO, gestito da una maggioranza di centro- sinistra, con l’Assessore all’istruzione Mariagrazia PELLERINO, che fa riferimento al partito SEL (Sinistra, Ecologia e Libertà). (Ma si tratta di un comportamento condiviso in tutta Italia delle Amministrazioni comunali che hanno almeno buon senso).”      non ha alcun senso ed è un esempio totalmente fuori luogo.

Inoltre siccome si parla di azioni di buon senso (ci piacerebbe sapere il concetto del buon senso quale sia) vogliamo fare presente che effettivamente in tutta Italia si sta procedendo a dei tagli al Welfare colpendo sanità e scuola (questo è il buon senso?) ma è altrettanto vero che in tutta Italia, in ogni comune dove ciò sta avvenendo, stanno nascendo comitati spontanei ed opposizioni politiche per evitare questo ennesimo scempio e per difendere i nostri beni comuni.

Ovviamente, tutto questo non lo troverete in nessun notiziario semplicemente perchè ridurre il servizio pubblico è un chiaro obiettivo del nostro stesso governo liberale e il non informare fa parte del gioco anti-democratico.

Di seguito vi proponiamo alcuni link con cui informarsi :

http://referendum.articolo33.org/

http://www.retescuole.net/

http://manifesto500.altervista.org/?page_id=11

http://www.coogen.org/

 

1 Maggio con Sinistra Ecologia Libertà

ORE 9 CORTEO

Piazza Vittorio Veneto – Torino (fronte Caffè Elena)

Spezzone sociale aperto a tutti coloro che si riconoscono nella difesa dei diritti sociali, lavorativi, politici. Per ribadire che la nostra è “Una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro”

DALLE 12,30 ALLE 15 GRIGLIATA

presso il Circolo ARRI Via Monte Ortigara 32 – Rivalta

Un momento di convivialità e condivisione per tutte le età e gusti. Menù: Tris di antipasti Grigliata mista contorno acqua, vino e caffè Costo: 15 euro. Prenotazione obbligatoria, entro venerdì 27 Aprile, tramite mail a info@seltorino.info

DALLE 16 ALLE 20 FESTA

presso Piazza del Popolo – Avigliana

Appuntamento conclusivo della giornata all’insegna della buona musica e dello spettacolo intervallati da spunti di riflessione e interventi.

Con: Dino Pellissero Trio Gennaro Migliore, Coordinamento Naz. SEL Monica Cerutti, Coordinamento Naz. SEL Michele Curto, Coordinatore Prov. SEL Torino Giorgio Airaudo, Resp. Auto Fiom-Cgil Claudio Stacchini, Segreteria Cgil Torino Conclude: Angelo Patrizio, Candidato Sindaco per la lista Avigliana Città Aperta

Invitiamo dunque tutte e tutti a partecipare, in una giornata che, mai come oggi, assume significati che vanno ben oltre i contorni di una festa: l’attacco frontale ai diritti del lavoro, rappresentato dalla proposta di riforma del mercato del lavoro, impone una seria riflessione sulla natura di una giornata, nata più di un secolo fa come “Festa dei Lavoratori”, che oggi rischia di risultare mero atto di testimonianza di fronte alla stortura dell’Articolo 1 della nostra Costituzione messa in atto dal Governo Monti.

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Categorie:Comunicati SEL

Accade non solo a Piossasco

Come recita uno slogan che si sta diffondendo sul nostro territorio “INFORMARSI per CAPIRE” vi proponiamo la seguente riflessione per ampliare le conoscenze e le reazioni dei cittadini.

Sappiate che non siamo i soli a dover difendere la scuola pubblica dagli attacchi di smantellamento. Sul web ci sono innumerevoli casi di finanziamento dai comuni alle scuole Paritarie a cui i cittadini si stanno opponendo con tutte le loro forze. Abbiamo scelto un caso tra molti, dove è significativa la risposta del presidente del “Comitato Articolo 33”.

SCUOLA, BOLOGNA. CECCONI: “SCANDALOSA L’APPROVAZIONE BIPARTISAN

ODG CIELLINO A FAVORE DEI FINANZIAMENTI ALLE SCUOLE PRIVATE”.

 Maurizio Cecconi, vicepresidente e portavoce del Comitato Articolo 33,

in merito all’approvazione da parte del Consiglio comunale dell’odg

presentato dal Pdl e sostenuto anche dalla Lega Nord e dal Pd,

con l’eccezione di Sel e del M5S.

 “L’asse trasversale a favore dei finanziamenti alle scuole private consolidatosi ieri in Consiglio comunale svela, senza più maschere e ammiccamenti, la volontà della destra e del Partito Democratico di procedere alla sottrazione di risorse alla scuola pubblica”, così Maurizio Cecconi, vicepresidente e portavoce del Comitato Articolo 33, che continua: “Una decisione inqualificabile, inopportuna e incomprensibile, nel momento in cui alle scuole della Repubblica mancano soldi, docenti, aule, gessetti e carta igienica”.

 “L’odg nega l’evidenza della mancanza di controlli sull’andamento della convenzione e finge di ignorare lo scandalo di finanziamenti a pioggia per oltre un milione di euro a favore di scuole con finalità commerciali e confessionali, che fanno pagare fino a 900 euro al mese di retta”.

 “L’odg mistifica e trascende la Costituzione. Ricordiamo infatti che la “libertà d’educazione” è garantita dalla nostra Carta, purché senza oneri per lo Stato. Nel documento approvato, si sottolinea come positiva invece l’esperienza del Comune di Bologna che, ignorando l’articolo 33, da 15 anni finanzia le scuole private attingendo ai soldi dei contribuenti”.

 “Con questo odg, Bologna accoglie anche ideologicamente il modello Lombardia, imposto dal ciellino Formigoni. Di fronte a queste decisioni, non rimane che proseguire la nostra battaglia per permettere ai cittadini bolognesi d’esprimersi sulla questione tramite referendum consultivo”.

Fonte : http://referendum.articolo33.org/

Categorie:Piossasco Scuola

Piero Calamandrei, stralci del discorso sulla scuola pubblica

Fonte: dal discorso  pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale Roma,      11 febbraio 1950   

“…Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime. Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). 

Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.

Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: (1) ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. È la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […].

Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. 

Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? È un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica….”

Per leggere tutto il discorso : http://it.wikisource.org/wiki/Roma,_11_febbraio_1950_-_Discorso_pronunciato_da_Piero_Calamandrei_al_III_Congresso_dell’Associazione_a_difesa_della_scuola_nazionale

Categorie:Piossasco Scuola

Ddl Aprea 2: il porcellum scolastico

 Fonte originale dell’articolo: http://pietrodn.wordpress.com/2012/03/28/ddl-aprea-2-il-porcellum-scolastico/

 

Il disegno di legge per la riforma degli organi collegiali della scuola continua la sua corsa alla Commissione Cultura della Camera. Nel giro di un mese la riforma potrebbe diventare legge. Il 22 marzo scorso, infatti, la commissione ha unificato in un progetto numerosi altri, tra questi quello della presidente della commissione Valentina Aprea, oggi assessore all’istruzione in Lombardia e in uscita dalla camera, preso come testo base. La commissione sta lavorando in sede referente, ma dopo l’acquisizione dei pareri delle altre commissioni permanenti, ormai tutti pervenuti, intende chiedere la sede legislativa, approvare la legge senza il passaggio in aula e subito dopo trasmetterne il testo al senato. Il ddl Aprea  rappresenta  una seria minaccia per la democrazia scolastica.

Valentina Aprea (PdL), presidente della Commissione Cultura della Camera e relatrice del ddl, mantiene abusivamente il proprio posto da deputato: infatti dovrebbe dimettersi per incompatibilità con la carica di membro della giunta regionale della Lombardia.

La Commissione Cultura e Istruzione della Camera ha elaborato un nuovo testo unificato che mitiga alcuni aspetti dell’originale ddl Aprea, mantenendo purtroppo la stessa impostazione di fondo. È stata completamente eliminata la parte sulla chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole, che aveva agitato i sindacati.

L’origine di tutti i mali del ddl è l’autonomia statutaria delle scuole. Ciò significa che, se ora il funzionamento e la composizione del Consiglio di Istituto e degli altri organi collegiali sono pressoché uniformi per tutte le scuole della nazione (infatti le regole del CdI sono stabilite dall’art. 8 del D.Lgs. 297/94), il ddl afferma invece che gli statuti delle istituzioni scolastiche regolano l’istituzione, la composizione e il funzionamento degli organi interni nonché le forme e le modalità di partecipazione della comunità scolastica. Insomma, ogni scuola avrà organi collegiali che funzionano in modo diverso e addirittura diversi organi di partecipazione (così è più divertente!).

Ogni Consiglio di Istituto avrà la propria leggina elettorale, le proprie modalità di surroga dei membri dimissionari, il proprio regolamento interno… la burocrazia sarà moltiplicata per il numero delle scuole d’Italia.

Questa è una concezione patologica dell’autonomia scolastica: gli organi collegiali, in particolare il Consiglio di Istituto, non hanno più ampi poteri decisionali: piuttosto, sono liberi di decidere da soli il proprio funzionamento e la propria composizione. Un’inutile complicazione burocratica: si possono stabilire delle buone regole valide per tutti – com’è ora – e garantire un’autonomia esclusivamente sostanziale, cioè sulle decisioni, sui contenuti.

Consiglio dell’autonomia (ex Consiglio di Istituto)

Il Consiglio di Istituto è ribattezzato Consiglio dell’autonomia (nel testo precedente era Consiglio di indirizzo), secondo la tipica abitudine italiana di cambiare nomi e sigle per puro sfizio. Il numero dei componenti viene assai ridotto (ora per le scuole con più di 500 studenti sono previsti 19 membri). Vediamo quali sono le caratteristiche del CdA:

Il Consiglio dell’autonomia è composto da un numero di membri compreso fra nove e tredici. La sua composizione è fissata dallo Statuto, nel rispetto dei seguenti criteri:

a) il dirigente scolastico è membro di diritto; b) la rappresentanza dei genitori e dei docenti è paritetica; c) nelle scuole secondarie di secondo grado è assicurata la rappresentanza degli studenti; d) del consiglio fanno parte membri esterni […] in numero non superiore a due;

Inoltre:

  • DSGA (Direttore Servizi Generali Amministrativi): segretario senza diritto di voto e membro di diritto.
  • Durata: 3 anni (come il CdI attuale).
  • ATA (bidelli, tecnici di laboratorio, amministrativi): semplicemente, la loro rappresentanza è cancellata.
  • Docenti e genitori sono rappresentanti in egual numero nel CdA.
  • Studenti: devono essere rappresentati, ma il ddl non dice quanti debbano essere (anche uno solo andrebbe bene!). Gli studenti minorenni – come ora – non possono votare sulle questioni economiche.
  • Ordine del giorno stabilito solo dal Presidente, che è un genitore (adesso è stabilito dalla Giunta Esecutiva, ai sensi dell’art. 18, comma 15, del Testo Unico sulla scuola).
  • Statuto della scuola – comprendente la composizione del Consiglio – modificabile con i 2/3 dei voti del CdA.
  • Regolamento – comprendente la “leggina elettorale” – deciso a maggioranza semplice dallo stesso Consiglio.

L’ingresso di membri esterni nel CdA comprometterebbe l’autonomia degli istituti, e l’imparzialità degli stessi insegnamenti. Infatti nel CdA possono entrare a far parte fino a due rappresentanti – esterni alla scuola – delle realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, ciascuna secondo i propri compiti e le proprie attribuzioni. Il modello che si propone, molto più annacquato, è quello delle charter schools americane, che non hanno dimostrato evidenti vantaggi rispetto alle scuola pubbliche.

Le scuole non possono diventare direttamente fondazioni, ma possono possono ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico della loro attività, per il raggiungimento degli obiettivi strategici indicati nel piano dell’offerta formativa e per l’innalzamento degli standard di competenza dei singoli studenti e della qualità complessiva dell’istituzione scolastica.

Il Consiglio dell’Autonomia ha un potere quasi assoluto nella definizione dello Statuto, documento fondamentale di ogni scuola: lo statuto deliberato dal consiglio dell’autonomia non è soggetto ad approvazione o convalida da parte di alcuna autorità esterna, salvo il controllo formale da parte dell’organismo istituzionalmente competente. Roba da brividi.

Consiglio dei docenti (ex Collegio dei docenti)

Niente di particolarmente nuovo qui.

Al fine di programmare le attività didattiche e di valutazione collegiale degli alunni, lo Statuto disciplina l’attività del Consiglio dei docenti e delle sue articolazioni, secondo quanto previsto dai commi successivi del presente articolo.

La programmazione dell’attività didattica compete al consiglio dei docenti, presieduto dal dirigente scolastico e composto da tutti i docenti. Il Consiglio dei docenti opera anche per commissioni e dipartimenti, consigli di classe e, ai fini dell’elaborazione del piano dell’offerta formativa, mantiene un collegamento costante con gli organi che esprimono le posizioni degli alunni, dei genitori e della comunità locale.

Consigli di Classe

Ecco il punto più delicato. La normativa attuale prevede che il Consiglio di Classe sia presieduto dal DS e composto, oltre che da tutti i docenti della classe, da due rappresentanti dei genitori e da due rappresentanti degli studenti. Il ddl abroga esplicitamente queste norme, ma non è chiaro che cosa introduca al loro posto.

Si dice questo: il Consiglio dei docenti opera anche per consigli di classe. Quindi i Consigli di Classe sarebbero composti solo dai docenti? Beh, poi però si dice che lo statuto disciplina la composizione, le modalità della necessaria partecipazione degli alunni e dei genitori alla definizione e raggiungimento degli obiettivi educativi di ogni singola classe. Insomma, la partecipazione di studenti e genitori nelle classi è demandata allo statuto della scuola, non è più garantita dalla legge, diventa una sorta di concessione della scuola stessa.

I rappresentanti di genitori e degli studenti potrebbero anche non essere eletti, ma designati in altro modo. Il comma è troppo generico per fare deduzioni ragionevoli.

Diritto di assemblea: addio!

Il ddl abrogherebbe dall’art. 12 all’art. 15 del D.Lgs. 297/94, che istituiscono e regolano in modo preciso, per genitori e studenti, il diritto di assemblea. In particolare verrebbero abbattuti, in un colpo solo, i seguenti organismi:

  • Assemblea di classe (riunione di tutti gli studenti o genitori della classe)
  • Comitato degli studenti (riunione di tutti i rappresentanti delle classi)
  • Assemblea d’istituto (riunione di tutti gli studenti o genitori della scuola)

Strike!

Varie

Sono vagamente normati dei Nuclei di autovalutazione del funzionamento dell’istituto e una Conferenza di rendicontazione, che mi rifiuto di commentare.

Dopo aver abrogato gli organi scolastici di rappresentanza territoriale – come i distretti scolastici, il consiglio scolastico distrettuale, il Consiglio scolastico provinciale, il Consiglio nazionale della pubblica istruzione – il ddl non può esimersi dall’istituire nuovi enti dai nomi bislacchi:

  • Reti e Consorzi a sostegno dell’autonomia scolastica
  • il Consiglio Nazionale delle Autonomie Scolastiche (che ovviamente vede la partecipazione anche di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, delle Associazioni delle Province e dei Comuni e del Presidente dell’INVALSI),
  • la Conferenza regionale del sistema educativo, scolastico e formativo
  • altre Conferenze di ambito territoriale (che, per chi non l’avesse capito, sono il luogo del coordinamento tra le istituzioni scolastiche, gli Enti locali, i rappresentanti del mondo della cultura, del lavoro e dell’impresa di un determinato territorio).

qui lasciamo perdere i commenti, mi viene in mente una scena di “fascisti su marte”

http://youtu.be/iP87hgcmMhg

Conclusioni

Dietro il feticcio dell’autonomia scolastica – che viene garantita in modo formale, cioè finto, e non sostanziale – si cela la sostanziale volontà di distruggere gli organismi di partecipazione democratica di studenti e famiglie e favorire le influenze esterne nell’amministrazione scolastica.

Il ddl – al di là dei contenuti – è scritto proprio male dal punto di vista tecnico: sostituisce le norme del Testo Unico sulla scuola, che sono dettagliate, specifiche e ben fatte, con un’accozzaglia di frasi generiche e inconcludenti che non dicono nulla sul vero funzionamento degli organi collegiali, poiché esso è delegato alle singole istituzioni scolastiche.

La riforma Gelmini ha ridotto all’osso i finanziamenti alle scuole, costringendole a chiedere contributi alle famiglie ed impedendo di sperimentare nuove soluzioni autonome. Se è possibile, questo ddl è ancora peggio, perché soffoca la libera dialettica democratica interna ad ogni scuola.

È vero che il nuovo testo unificato è migliore del ddl 953 nella sua formulazione originale, ma è comunque molto peggio dello statu quo, in cui gli studenti e le famiglie hanno ampissimi spazi di partecipazione garantiti direttamente dalla legge a livello nazionale.

È quindi necessario che tutte le forze di buon senso che credono nella democrazia anche a scuola si mobilitino contro questo porcellum bipartisan.

Link articolo Il fatto quotidiano : http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/04/dimessa-aprea-fautrice-dellautonomia-scolastica-tradita-privati-scuola/202333/

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